Il commento di Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. La recente proposta del Governo di estendere la Web Tax a tutte le imprese digitali in Italia rappresenta una minaccia diretta all’innovazione e alla competitività del nostro tessuto imprenditoriale. Netcomm, il Consorzio del Commercio digitale in Italia, esprime la sua preoccupazione in merito all’estensione della Web Tax e invita i policy maker a riconsiderare l’approccio adottato, promuovendo misure incentivanti che stimolino l’innovazione.

Milano, 21 ottobre 2024 – Mentre i Paesi dell’Unione Europea si impegnano a promuovere la crescita del settore digitale, l’adozione di misure fiscali punitive nel nostro Paese, secondo Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale in Italia, rischia di frenare la trasformazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese, già in difficoltà all’interno del contesto internazionale. Negli ultimi anni, il governo italiano ha implementato la Web Tax, introducendo un’aliquota del 3% sul fatturato delle imprese digitali, con l’intento di garantire un gettito fiscale equo. Tuttavia, la recente proposta di rimuovere il limite dimensionale significa che anche le piccole e medie imprese, già gravate da costi operativi elevati, potrebbero essere colpite da questa tassa.

Netcomm sottolinea come la filiera dell’e-commerce in Italia contribuisca a creare un valore per l’intera economia e società: secondo una recente ricerca, infatti, questo comparto ha generato un valore condiviso di oltre 133,6 miliardi di euro in Italia nel 2022, pari al 7% del PIL. A beneficiare della ricchezza generata dalla filiera è l’intera società: grazie a questo valore, lo Stato può investire 49,6 miliardi di euro in servizi pubblici e infrastrutture, migliorando il benessere della collettività e supportando lo sviluppo economico del Paese con il 37% del totale generato, che corrisponde al 9,1% delle entrate fiscali 2022.

A farne le spese i consumatori finali e le PMI

Partendo da queste evidenze, Netcomm esprime una forte opposizione all’estensione della Web Tax, sostenendo che tassare il settore digitale, già in difficoltà, costituisca un errore strategico. Molte delle aziende italiane, per lo più piccole e medie, operano in un contesto economico sfidante, caratterizzato da concorrenza internazionale e margini di profitto ridotti. Questi nuovi oneri fiscali potrebbero limitare la loro capacità di crescita e sviluppo, con conseguenze negative per l’intero ecosistema digitale. La pressione fiscale ulteriore non solo scoraggerà gli investimenti in innovazione, ma avrà un effetto a catena sull’intero ecosistema digitale. L’intera filiera, dalle imprese di comunicazione e marketing a quelle che collaborano con clienti esteri, subirebbe un aumento dei costi e questo si tradurrebbe inevitabilmente in un incremento dei prezzi per i consumatori finali, riducendo la convenienza dei servizi online e rallentando la crescita del commercio elettronico. Le piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana, potrebbero trovarsi a dover affrontare costi insostenibili, riducendo così la loro capacità di crescita e sviluppo.

Tassare in modo aggressivo il settore digitale non favorirà la crescita economica del Paese. Il rischio di doppie imposizioni e la conseguente fuga di imprese all’estero rappresentano motivi di preoccupazione. È cruciale che i policy maker comprendano che, aumentando il gettito fiscale, si sta anche soffocando un settore che potrebbe contribuire in modo significativo alla ripresa economica del Paese. L’Italia deve adottare una strategia che favorisca la digitalizzazione, piuttosto che penalizzarla” dichiara Roberto Liscia, Presidente di Netcomm

Necessario un sistema di tassazione basato sui profitti e non sui ricavi e l’adozione di una fiscalità “channel neutral”
Una possibile alternativa alla Web Tax potrebbe essere quella di adottare un sistema di tassazione basato sui profitti anziché sui ricavi. Questo garantirebbe una maggiore equità, tenendo conto della reale capacità economica delle imprese, evitando di penalizzare le realtà in fase di crescita o con margini ridotti. Inoltre, si potrebbe prevedere una fiscalità “channel neutral”, cioè neutrale tra i diversi canali di vendita, fisico e digitale, per evitare che un settore venga penalizzato rispetto all’altro.

In conclusione, per Netcomm è fondamentale che il governo riveda le sue politiche fiscali, considerando soluzioni più eque e favorevoli per il settore digitale. È giunto il momento di abbandonare misure che frenano l’innovazione e di abbracciare un approccio che incoraggi la trasformazione digitale, garantendo così un futuro prospero e competitivo per le imprese italiane.

 

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Netcomm
Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale Italiano, è l’associazione di riferimento del settore e-commerce in Italia e uno stakeholder chiave nel dialogo sull’evoluzione regolamentare del mercato digitale a livello nazionale ed europeo. Netcomm riunisce oltre 480 aziende, tra società internazionali e piccole e medie realtà di eccellenza e rappresenta oggi la più ampia comunità professionale del digitale in Italia, in grado di fornire una visione autorevole e di anticipare le evoluzioni generate dalle tecnologie sul mercato e sul fare impresa. Dal 2005 il Consorzio mette a disposizione una piattaforma esclusiva di contenuti formativi, ricerche, casi e modelli di riferimento nel digitale. Netcomm è tra i membri fondatori di Ecommerce Europe, l’Associazione Europea del Commercio Elettronico che coinvolge oltre 150.000 aziende in Europa. Per ulteriori informazioni: https://www.consorzionetcomm.it

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