Secondo il Consorzio del Commercio Digitale, è a rischio l’attrattività dell’Italia e la capacità competitiva delle PMI del nostro Paese.

Venerdì 25 ottobre 2024 – La decisione del Governo di estendere l’obbligo di pagamento della Digital Services Tax a tutte le imprese che realizzano ricavi derivanti da servizi digitali nel territorio italiano, senza considerare più soglie di fatturato globale e locale, è ufficialmente in discussione e il testo dovrà essere approvato entro il 31 dicembre.

Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale in Italia, che ha già espresso forti preoccupazioni riguardo a questa misura, torna a mettere in guardia dalle conseguenze di questa decisione e, senza mezzi termini, il Presidente Roberto Liscia dichiara: “Questa misura rappresenta un colpo di grazia sia per le imprese che operano nel settore dei servizi digitali, sia per quelle usufruiscono di questi servizi, specialmente quelle più piccole o che sono nelle fasi iniziali della loro crescita. La tassa rischia di ridurre il PIL e, a lungo termine, anche il gettito fiscale complessivo, dato che le imprese sarebbero costrette a rallentare le attività di investimento o delocalizzare. Questo crea un ciclo negativo in cui l’imposizione fiscale riduce la competitività delle imprese, rallentando lo sviluppo economico nazionale”.

Effetto cascata e riduzione della competitività

L’estensione della Web Tax, secondo Netcomm, potrebbe innescare un effetto a cascata lungo la catena del valore digitale. Il fatto di tassare i ricavi lordi anziché i profitti porta a conseguenze dirette sull’intero ecosistema digitale. Le imprese che forniscono servizi digitali, come la pubblicità online, la gestione di piattaforme e-commerce o l’hosting di dati, aumenteranno i loro prezzi per compensare i nuovi costi fiscali. Questo aumento avrà effetti indiretti anche sulle aziende non digitali di natura, ma che usufruiscono di questo genere di servizi, aumentando il costo complessivo delle operazioni digitali.
Per le PMI italiane, che dipendono in larga misura da servizi esterni per la gestione delle loro attività digitali, questo comporta un aumento dei costi operativi, riducendo così la loro competitività sia sul mercato interno che internazionale. La pressione fiscale ulteriore non solo scoraggerà gli investimenti in innovazione, ma avrà un effetto a catena sull’intero ecosistema digitale.

Impatto sull’attrattività per start-up e innovazione

Un altro effetto collaterale della Web Tax estesa riguarda la capacità dell’Italia di attrarre start-up e investitori nel settore tecnologico. La tassazione sui ricavi, piuttosto che sui profitti, può disincentivare sia gli investimenti stranieri che la nascita di nuove iniziative digitali. Le start-up, che spesso operano con margini esigui o addirittura in perdita nei primi anni di attività, sarebbero particolarmente colpite da una tassa sui ricavi, poiché l’onere fiscale graverebbe su di loro indipendentemente dalla loro effettiva redditività.
Questo potrebbe avere conseguenze a lungo termine per l’innovazione tecnologica in Italia, un Paese che già fatica a stare al passo con le altre nazioni europee per quanto riguarda gli investimenti in tecnologia e innovazione digitale. Le start-up potrebbero decidere di spostare le loro operazioni all’estero in paesi con un regime fiscale più favorevole, riducendo ulteriormente l’attrattività dell’Italia per nuovi investimenti nel digitale.

Conseguenze per le PMI

Le PMI rappresentano oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano e sono già sottoposte a forti pressioni competitive sia a livello nazionale che internazionale. L’estensione della Web Tax impone un ulteriore carico fiscale su queste imprese, molte delle quali hanno margini di profitto ridotti e limitate risorse finanziarie per assorbire nuovi costi.
L’incremento dei costi operativi associati all’utilizzo di servizi digitali potrebbe indurre molte PMI a limitare o rallentare i loro investimenti nel digitale, compromettendo così il loro potenziale di crescita. Molte PMI stanno affrontando la trasformazione digitale come un’opportunità per rimanere competitive sul mercato internazionale. Tuttavia, con la nuova tassa sui servizi digitali, le imprese più piccole potrebbero non essere più in grado di sostenere i costi di tali investimenti, limitando la loro capacità di espandersi e innovare.

Effetti sul settore dell’e-commerce

Il settore dell’e-commerce italiano è meno sviluppato rispetto ad altri paesi europei, nonostante abbia mostrato una crescita significativa negli ultimi anni. L’introduzione di una Web Tax estesa, secondo Netcomm, potrebbe avere un impatto devastante su questo settore in espansione. Tassare i servizi digitali, compresi quelli utilizzati dalle piattaforme di e-commerce, potrebbe portare a un aumento dei costi per i consumatori e ridurre l’attrattività del commercio elettronico in Italia.
Inoltre, il rallentamento dello sviluppo del settore e-commerce potrebbe avere un impatto negativo sulle catene di distribuzione e logistica, che sono strettamente connesse alla crescita dell’e-commerce.

La proposta di Netcomm: rivedere l’ambito di applicazione della legge

Il Presidente di Netcomm, Roberto Liscia, conclude: “Date le conseguenze potenzialmente negative della Web Tax estesa, invitiamo il Governo a rivedere l’ambito di applicazione della legge limitando l’imposta alle imprese digitali con profitti elevati, escludendo così le PMI e le start-up che operano con margini ristretti o in perdita. Questo permetterebbe di mantenere una tassa sulle grandi aziende del digitale, che hanno una capacità contributiva maggiore, senza soffocare le imprese emergenti e innovative. Inoltre, si potrebbe passare da una tassazione basata sui ricavi a una tassazione basata sui profitti, in modo da garantire che solo le imprese realmente redditizie siano soggette alla tassa. Questo approccio sarebbe più equo e allineato con la capacità economica delle imprese. Infine, sarebbe bene adottare una fiscalità ‘channel neutral’, ossia una tassazione che non penalizzi il canale digitale rispetto a quello fisico, garantendo parità di trattamento tra i due modelli di business”.

 

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Netcomm
Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale Italiano, è l’associazione di riferimento del settore e-commerce in Italia e uno stakeholder chiave nel dialogo sull’evoluzione regolamentare del mercato digitale a livello nazionale ed europeo. Netcomm riunisce oltre 480 aziende, tra società internazionali e piccole e medie realtà di eccellenza e rappresenta oggi la più ampia comunità professionale del digitale in Italia, in grado di fornire una visione autorevole e di anticipare le evoluzioni generate dalle tecnologie sul mercato e sul fare impresa. Dal 2005 il Consorzio mette a disposizione una piattaforma esclusiva di contenuti formativi, ricerche, casi e modelli di riferimento nel digitale. Netcomm è tra i membri fondatori di Ecommerce Europe, l’Associazione Europea del Commercio Elettronico che coinvolge oltre 150.000 aziende in Europa. Per ulteriori informazioni: https://www.consorzionetcomm.it

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