Lo scorso 20 luglio è stata presentata l’undicesima edizione del rapporto “Esportare la dolce vita – bello e ben fatto: il potenziale del made in Italy nel panorama internazionale che cambia”, organizzato dal Centro Studi di Confindustria che ha visto la partecipazione di Netcomm con l’intervento di Roberto Liscia. Durante il convegno virtuale ha partecipato Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Nel capitolo del rapporto dedicato al commercio digitale, redatto anche quest’anno da Netcomm, emerge che nel mondo ci sono complessivamente 3,5 miliardi di consumatori che comprano online e che spendono mediamente 703 dollari a testa all’anno, ma con grandi differenze nazione per nazione. La Cina (1.206 dollari) è all’undicesimo posto, ma in rapida ascesa, mentre l’Italia si sta sviluppando più lentamente rispetto agli altri paesi principalmente a causa del basso livello di spesa pro-capite online e risulta ancora sotto la media mondiale, con una spesa annua per consumatore di 619 dollari. Nello scenario digitale globale le piattaforme europee incidono poco e questo rischia di essere uno svantaggio competitivo importante, soprattutto in chiave export. La classifica delle piattaforme B2C per numero di visite/mese presenta nelle prime dieci posizioni quattro aziende USA, tre cinesi, una giapponese, una di Singapore e una argentina. Solo scendendo al dodicesimo posto troviamo Allegro, il marketplace leader in Polonia, e poi al ventesimo Zalando, retailer tedesco leader in Europa per le categorie Abbigliamento e Calzature. Sicuramente pensare di poter replicare il successo di Amazon o di Alibaba, partendo oggi da zero è velleitario, ma si possono costruire su queste piattaforme delle aggregazioni dell’offerta italiana, anche grazie agli accordi che ITA-ICE sta portando avanti in tutto il mondo e che prevedono la creazione di un “Italian Pavilion” all’interno dei principali marketplace B2C. Altra possibilità per le imprese esportatrici di BBF (Belli e Ben Fatti, beni di consumo di fascia medio-alta che si distinguono per design, cura, qualità dei materiali e delle lavorazioni) è quella di valorizzare la loro presenza su marketplace più di nicchia, iniziative più mirate, che si stanno però dimostrando efficaci dal punto di vista delle vendite effettive.
Oggi c’è una forte e chiara tendenza alla verticalizzazione: l’impresa produce e vende direttamente all’utente finale, che è diventato sempre più esigente e sofisticato. Per un’azienda di produzione imparare a gestire tutto il processo dalla vendita alla consegna con successo, non è un’evoluzione banale: i manager e gli imprenditori devono comprendere come digitalizzare l’impresa e come rivederne di conseguenza l’organizzazione, i processi e le competenze, usando in maniera intelligente tutte le nuove tecnologie disponibili e investendo nella formazione di un personale che necessita un know-how tecnologico sempre più elevato. Il cambiamento di prospettiva più importante per le aziende manifatturiere italiane è quello relativo al prodotto. Non basta più crearne la parte fisica, sin dall’origine è fondamentale anche la componente digitale, comprendente foto, video, animazioni, realtà aumentata e tutto ciò che ne permetta la visione e la fruizione a distanza. I BBF sono manufatti che, per essere pienamente apprezzati, devono essere vissuti in presenza, ma oggi la maggior parte dei consumatori e dei buyer non prende più in considerazione un possibile acquisto se prima non ha potuto approfondire la conoscenza dei prodotti per via digitale. Solo quando verrà pienamente compreso questo cambio epocale di paradigma, le aziende saranno in grado di orientarsi in questo contesto globale profondamente rinnovato.